Una delle regioni più ricche di storia e di reperti archeologici è di sicuro il Lazio, che ha dato i natali ai romani che da qui hanno poi conquistato tutto il continente e oltre. Prima dei romani, c’era un’altra importante popolazione: gli etruschi. Questa civiltà che si occupava principalmente di pastorizia per molti versi resta ancora un mistero, soprattutto per quanto riguarda la sua fine. Oggi nella Tuscia Viterbese ci sono i maggiori siti archeologici degli etruschi, in perfetto stato di conservazione. Oltre al museo archeologico etrusco di Viterbo, per scoprire il vero Lazio Etrusco vale la pena andare nei siti archeologici dove le catacombe etrusche sono state riportate alla luce da ingenti scavi e operazioni di restauro.
La prima tappa alla scoperta del Lazio etrusco è a Tarquinia. La necropoli di Monterozzi è una delle meglio conservate e più ricche in assoluto. Le oltre 200 camere funebri sono di una meraviglia sconvolgente: sono tutte finemente decorate a mano con scene di vita quotidiana che fanno intuire com’era la vita oltre 300 anni fa. Gli etruschi non fondarono solo necropoli, ma in questa zona è stato ritrovato anche quello che era un porto risalente all’incirca al VI secolo a.C. Il porto Clementino è stato poi usato da romani e barbari ma il tocco etrusco è evidente, soprattutto nel santuario dove venivano adorate dee femminili.
A pochi chilometri di distanza da Tarquinia, si trova Blera. Per conoscere gli etruschi è doverosa una visita all’area archeologica di San Giovenale dove sono state ritrovate molte e importanti testimonianze risalenti all’era etrusca. È uno dei siti meglio conservati che si estende su un pianoro dove sono stati riportati alla luce insediamiti di circa 3000 anni fa. I lavori di scavo hanno portato alla luce delle specie di canali ovali che servivano per installare le pareti esterne delle capanne, con il tetto in paglia e argilla. Intorno all’anno 700 a.C. la cappane assunsero una forma rettangolare. Attorno all’anno 625 a.C., denominato come periodo arcaico, le costruzioni divennero più elaborate, sempre a pianta rettangolare. Questo segna l’inizio della civiltà estrusa e in questo sito archeologico si può vedere proprio l’evoluzione che ha segnato la nascita di questo popolo pre romano.
La terza tappa, il sito archeologico di Ferento, è un po’ più nell’entroterra dell’alta Tuscia viterbese. Ferento è anche nota con il suo nome romano, Ferentum, dato che dopo la dominazione etrusca è diventato un insediamento romano. La città etrusca era stata fondata su un’altura chiamata Pianicara. Le sue origini non sono chiare ma gli studiosi credono che questo inserimento si popolò in seguito all’arrivo dei superstiti della vicina Acquarossa, distrutta nel 500 a.C. Dopo lo scontro contro Tarquinia, i sopravvissuti si diressero in quest’area che raggiunse il suo massimo splendore nel I sec a.C., prendendo l’appellativo di Municipium. In questo periodo vennero realizzati i principali edifici di cui oggi si possono vedere le fondamentali: le terme, il foro, il teatro e l’augusteo.